venerdì 24 ottobre 2008

Comitato articolo 34

Noi dottori, dottorandi, assegnisti e precari della ricerca dell’Università degli Studi di Perugia esprimiamo il nostro fermo dissenso nei confronti delle politiche di taglio ai finanziamenti della ricerca pubblica e di privatizzazione dell’Università da parte del Governo.

La legge n. 133 del 6 agosto 2008 segna l’inizio dello smantellamento della comunità scientifica italiana e della trasformazione dell’Università pubblica – il cui accesso dovrebbe essere garantito universalmente – in fondazioni private censuarie.

Il taglio dei finanziamenti ordinari all’Università pubblica mette in pericolo il carattere libero e trasversale della ricerca, aprendo la strada al ricorso strutturale, se non esclusivo, al capitale privato e ai suoi interessi.

Noi ricercatori precari dell’Università di Perugia, consapevoli dei nostri doveri di studiosi e della necessità di garantire l’attività didattica, ci rivolgiamo a tutti gli studenti, ai ricercatori, ai professori associati e ordinari affinché si rendano partecipi di una politica comune di riforma sostanziale delle istituzioni accademiche, che non può partire dallo smantellamento della ricerca o dalla sua privatizzazione.

Convinti che la cultura sia l’unico strumento in grado di risvegliare e rinsaldare la coscienza civile di questo Paese, chiediamo:

1) l’abrogazione della legge 133 del 2008;

2) che il Rettore dell’Università di Perugia informi anche le componenti non rappresentate negli organi di ateneo sulla posizione di cui si farà promotore presso la CRUI e presso il MIUR. Chiediamo inoltre che escluda – senza se e senza ma – la trasformazione dell’Ateneo perugino in una fondazione privata;

3) che venga istituita un’anagrafe aggiornata delle lavoratrici e dei lavoratori non strutturati impegnati in attività di ricerca e di didattica, con specificazione del numero e delle tipologie delle collaborazioni, dei dipartimenti di afferenza e del mansionario delle attività svolte e da svolgere. Facciamo così nostra la proposta avanzata nella Piattaforma della Rete dei ricercatori precari dell’Università di Siena;

4) l’apertura di una sede di dibattito tra studenti, precari della ricerca e docenti dell’Ateneo per l’elaborazione di una piattaforma comune che inauguri una nuova stagione universitaria, incentrata sulla valorizzazione della ricerca e di chi la fa.

Noi riteniamo che l’Università pubblica non possa essere assoggettata alle logiche del profitto e alle regole del mercato.

Noi non siamo contro qualcuno o qualcosa, noi siamo a difesa dell’Università pubblica, della libera ricerca e sopra tutto della Costituzione repubblicana.

Ascione Elisa (Università di Perugia)
Bertoldi Marta (Università di Perugia)
Ciervo Antonello (Università di Perugia)
Locchi Maria Chiara (Università di Macerata)
Mancini Tommaso (Università di Perugia)
Paciullo Grazia (Università di Perugia)
Raparelli Valentina (Università di Perugia)
Rossi Edoardo (Università di Perugia)
Cinti Letizia (Università di Perugia)
Pierini Andrea (Università di Perugia)
Perri Adolfo
Romizi Donata (Università di Vienna)
Guadagnuolo Chiara
Bondi Paolo (Università di Perugia)
Maglio Giorgio
Repetto Giorgio (Università di Perugia)
Aramini Aureliano (Università di Besançon)
Onnis Luisanna (Università di Milano Bicocca)
Cipollari Chiara (Università di Perugia)
Casilio Silvia (Università di Macerata)
Rossi Caterina
Zeppegno Giuliana (Università di Trento)
Di Cerbo Maria Grazia
Berardinelli Domenico
Federica Presciutti (Università di Perugia)
Mollicchi Sara (Università dell'Insubria Varese)
Brozzetti Lorenzo (Università di Perugia)

Per aderire, invia una e-mail a articolo34@email.it indicando, eventualmente, a quale Università appartieni.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma cosa volete "ricercare", che le unichè novità nela campo della ricerca arrivano dall'estero, siete tutti dei raccomandati.
Poi voi di Perugia con tutto lo sputtanamento di Mez, Amanada, Raffaele ed il negro Guede, fareste meglio a tacere, poichè da quella vicenda è emerso che più che studiare a Perugia ci si dedica a fottere promiscuamente, a drogarsi ed a ubriacarsi. E' riuscito a laurearsi persino quello strafatto di Sollecito, quindi evidentemente può laurearsi anche un minus habens.

Comunque sciroppatevi stò post:

CHE PALLE questi insegnanti, ma che volete?
Insomma non volete proprio farvene una ragione del fatto che la "festa" è finita? Allora cercherò di spiegarvi la faccenda che vi riguarda in un altro modo.
Il 99% di voi sono comunistoidi , gente politicizzata fino al midollo, che da decenni non fa altro che “corrompere” intellettualmente ed ideologicamente la nostra bella gioventù. Me li ricordo certi testi scolastici che ci hanno imposto per decenni: “filosofia della scienza” di Ludovico Geymonat o il libro di storia di Camera e Fabietti. 3 autori sovversivi che hanno rovinato tante generazioni di ragazzi italiani, complici gli insegnanti giacobini che imponevano questi testi. Ora dite cari compagni professori, per quale motivo adesso che si sta realizzando finalmente nel nostro Paese il sogno di rinnovare la scuola, dovremmo continuare a lasciarvi fare, dopo tutti i disastri che avete combinato? E’ inutile che strilliate : “a furia di andare avanti a decreti legge il Parlamento viene esautorato”. Per fortuna! Il Parlamento dei corifei del blà-blà democratico è solo una palla al piede! E mica ogni cosa si può discutere in Parlamento per soddisfare una sinistra querula ed inconcludente che ha il solo unico scopo di mettere i bastoni tra le ruote ad ogni tentativo di cambiamento. Si è mai visto che un dibattito in Parlamanento abbia mai smosso qualcuno dei rispettivi schieramenti? Quindi è inutile far finta di dialogare, non si può sempre parlare, parlare, parlare. Ora è il momento del FARE. D’altronde la destra ha una maggioranza schiacciante, anche ammettendo qualche defezione, qualunque provvedimento in Parlamento passerebbe comunque. Quindi cosa perdiamo tempo a fare coi dibattiti? Per dare fiato ad una sinistra tramortita e frastornata perché si rende conto che l’opinione pubblica, in fondo, è contenta di come si sta movendo il Governo, certo, a parte i “soliti”: gli statali e gli insegnanti, gente che non si schioderà MAI dalle proprie posizioni conservatrici di privilegi; costoro “sò de coccio”, come dicono a Roma, per cui fa bene il Governo a “tirar innanz” in maniera autoritaria. Era ora! Fate sciopero compagni professori? Echissenefrega, peggio per voi, avrete lo stipendio decurtato. Avete già paghe da fame, per cui prima o poi cederete, oh sì che cederete.
Sugli studenti che scioperano non è il caso neppure di considerarli: sono degli asini deficienti che si renderanno ben conto della loro condizione di poveri idioti quando busseranno nel mercato del lavoro senza ricevere risposta.
E sì, perché adesso che la pacchia nelle scuola è finita, i posti di lavoro verranno assegnati in base alle esigenze della collettività e NON di chi ha fatto un investimento sbagliato prendendo un laurea non spendibile nel mercato del lavoro. Le risorse economiche dovranno essere indirizzate a miglioramenti strutturali e formativi, perchè non è ammissibile che la voce stipendi assorba il NOVANTASETTEPERCENTO del budget della scuola italiana, e questo sol perché bisogna trovare un posto a tanti laureati, specialmente del Meridione, che ostinatamente pretendono di voler per forza fare gli insegnanti anziché cercarsi un altro lavoro.
Certi fessi invece di scegliere dei corsi di laurea che abbiano possibilità di sbocchi occupazionali cosa fanno invece? Scelgono di preferenza facoltà del menga tipo Lettere, Storia, Filosofia, Pedagogia, Scienze Politiche, semplici “pezzi di carta”, coi quali al massimo possono farci un quadretto da attaccare orgogliosamente al muro in salotto per la presa visione di parenti e amici.

Per amor di verità va detto che i terruncielli più intelligenti, quelli consapevoli di non avere Santi in paradiso, in passato hanno preso la loro valigia, trasferendosi ed integrandosi al Nord. Ma quanti lo fanno? Quanti hanno la determinazione di fare dei sacrifici all’inizio e di recidere il cordone ombelicale che, seppur ormai adulti, li lega a mammà, papà, fratelli, cugini, zii tutto il parentado insomma, amici vari per non parlare poi se c’è anche il fidanzato o la fidanzata? E sì perché una persona di buon senso prima si “stabilizza” con il lavoro e POI pensa alla frivolezza del fidanzamento. Questo è logico ovunque tranne che al Sud, dove si procede all’incontrario, ci si fidanza, ci si sposa, si copula e si fa la scellerataggine di mettere al mondo dei figli PRETENDENDO poi il “posto” da parte dello STATO. Nel frattempo, dato che al Sud i figli s’o piezz’e core, anche se hanno superato i trent’anni , i genitori daranno loro una mano e così pure i nonni con la loro pensione. Per la casa non c’è nessun problema, figuriamoci, chi non ha una casa al Sud? Le costruiscono addirittura prima che nascano i figli, non per niente lasciano le solette con i tondini a vista, non si sa mai dover alzare in seguito un altro piano.


Saggia è la decisione di ritorno all’antico con la reintroduzione della romantica ed insostituibile figura del maestro unico. Ah che tempi quelli di una volta. Si andava a scuola dalle 8 alle 12,30. Ovviamente non c’era la mensa scolastica, ognuno doverosamente mangiava a casa sua, quando ancora il pranzo in famiglia era un RITO, altro che le mense scolastiche con i genitori di oggi rompicoglioni che protestano ad ogni piè sospinto se il pargolo si è “slogato” il dentino perché la bistecchina non è tenerina, tenerina come quella che gli prepara mammina.
Il tempo pieno non esisteva da nessuna parte , è una cosa che hanno inventato dopo, perché oggi i genitori lavorano poverini, mentre una volta si sa, non facevano un cazzo in quanto campavano tutti di rendita. La verità è che una volta ci si arrangiava, si facevano sacrifici e si risparmiava con le spese, perché se non si avevano i nonni a disposizione, bisognava pur dare qualche soldo ad una donna di buona volontà che accudisse i bambini più piccolini. Oggi certi genitori trovano più conveniente ghettizzare i propri figli in scatoloni di cemento dalle 8 di mattina alle 6 di sera, anziché tenerli a casa, facendoli accudire perlomeno nel loro ambiente; d’altronde si sa che una baby-sitter costa di più mentre lasciare i figli al “tempo pieno” è aggratis, o meglio paga Pantalone per loro. I loro soldi magari li impegnano in altri modi, mica possono rinunciare ai week end, alle ferie a Sciarmelsceìc, al televisore al plasma, al telefono cellulare per ogni componente della famiglia, a due automobili e così via! E’ questo il vero scopo del tempo pieno, altro che apprendimento del dopo scuola: un parcheggio dove lasciare i figli. Il risultato è che stiamo rischiando di allevare una generazione di bambini rammolliti, iperprotetti, ipercoccolati e perciò predisposti alla pederastia, dato che i genitori presi dai sensi di colpa per averli abbandonati tutto il giorno poi li viziano in tutto e per tutto, già a partire dal vezzo mieloso di rivolgersi a loro, anche grandicelli, con la vocina flautata, non chiamandoli per nome bensì “tesoro”, “amore”, “cuccioletto” ed il guaio è che purtroppo non ci sarà speranza di “correggerli” in seguito poichè il servizio militare non è più obbligatorio.
Ai miei salutari tempi il pomeriggio del doposcuola stavamo a casa, da soli, già all’età di 6 anni, e dopo fatti i compiti passavamo il tempo PER STRADA, altro che il tempo pieno con le maestre a farci da baby-sitter, si stava all’aria aperta facendo giochi di alta valenza formativa: giocavamo a pallone a tutte le ore (avevamo le ginocchia perennemente piene di croste che ci dilettavamo a staccare con le unghie quando erano belle “mature”), andavamo lungo gli argini del torrente dove la gente gettava la spazzatura perché sapevamo che lì albergavano i topi che ci divertivamo ad ammazzare con le fionde, diversamente cacciavamo lucertole e acchiappavamo le rane negli stagni ed ogni tanto ci organizzavamo in bande e giocavamo alla “guerra” pigliandoci a pietrate con i bambini dei quartieri vicini, tant’è che io mi porto ancora gli esiti cicatriziali di una pietrata lanciatami da un bambino “nemico”; certo ogni tanto non mancavano poi momenti di “sano relax “con la rituale “pippa collettiva”. Quando fui ferito “in guerra” ricordo ancora che i miei genitori senza fare tragedie mi portarono dal medico di famiglia che mi diede due punti in fronte. Un’altra era rispetto ad oggi che per ogni microcazzatina, tipo la punturina di zanzara, i genitori portano i figli al Pronto Soccorso. Naturalmente dopo essere guarito io e la mia banda ci siamo vendicati, abbiamo catturato e legato il “reprobo” al tronco di un albero e l’abbiamo lasciato lì a frignare per un intero pomeriggio. Se fosse successo oggi, apriti cielo! Ecco il bullismo e le baby gang e la notizia sarebbe stata “gridata” al telegiornale.
I genitori non si immischiavano MAI nelle nostre faccende di bambini, perché eravamo dei bambini “ometti” e anzi se andavamo a casa lamentandoci che le avevamo prese da un bambino, i genitori ci davano il supplemento. Parimenti nei colloqui scolastici la prima cosa che i genitori di allora raccomandavano ai maestri era di darci sonore bacchettate se non ci comportavamo bene in classe. Oggi sono invece i professori che le “prendono” dagli alunni, come quel professore di Novara.
Preciso anche che né io né i miei compagni di allora crescendo abbiamo intrapreso percorsi deviati, nel corso degli anni ci siamo temprati di quelle esperienze infantili; essere stati in grado di “cavarsela da soli” in situazioni che riguardavano dinamiche relazionali tra bambini senza coinvolgere i genitori è stato un passaggio propedeutico per quando abbiamo dovuto affrontare gli impegni che si incontrano successivamente quando da grandi bisogna navigare da soli nel mare aperto della vita. Quei bambini di “allora” hanno poi scelto strade diverse, oggi alcuni sono avvocati, ingegneri, medici, giudici o magari impiegati, operai o altro, ma NESSUNO è diventato un delinquente, né con disturbi esistenziali ed infatti nessuno di noi ha MAI visto uno psicologo o un neuropsichiatria infantile, anche perché le nostre famiglie erano SANE, i genitori non si lasciavano per cazzate come avviene oggi, avevamo un padre ed una madre regolarmente sposati e non eravamo figli di coppie concubine, di fatto o allargate.
Ergo, chi vuole il tempo pieno si trovi delle baby-sitter o faccia affidamento a parenti o amici. La scuola non può essere un baby parking pagato dallo Stato, cioè da tutti. Perciò non facciamola tanta lunga con la demagogia del tempo pieno: esso serve solo per pagare stipendi ad una pletora di insegnanti e per venire incontro alle esigenze dei genitori che piazzano i figli in una struttura pubblica senza pagare un centesimo. Qualcosa di simile la diceva già Papini in "chiudiamo la scuola" nel 1914!

Sempre ai miei tempi oltre le classi normali, nelle medie c’erano quelle “differenziali” e quelle di “aggiornamento”. In quelle di aggiornamento ci mettevano i somari, i pluribocciati, i caratteriali, i teppisti come quello che ha picchiato il Prof. Di Novara, insomma tutti gli “avanzi” che nessuno voleva nelle classi normali. Nelle differenziali ci stavano invece coloro che per problemi vari non riuscivano a stare al passo con gli altri nello svolgimento del programma. Ora non dico di tornare alle “differenziali” ma certo sarebbe interessante ripristinare le classi di “aggiornamento”. Ma procediamo per ordine. Una cosa alla volta. Prima liberiamoci del “culturame comunista”, lo stesso che tempo addietro è stato addirittura capace a Roma di imporre col patrocinio dell’assessorato alle pari opportunità del Comune corsi scolastici obbligatori sull’accettazione delle diversità e contro l’omofobia, corsi tenuti da “operatori” (pederasti ovviamente) del circolo di “cultura” (di sinistra ovviamente) omosessuale “Mario Mieli”. Pare che per fortuna si siano limitati a lezioni puramente “teoriche” sulla pederastia. Chissà se nelle loro “aspettative” c’era anche il progetto di passare in una fase successiva anche ad “esercitazioni pratiche” in classe, con gli studenti inchiappettati sistematicamente, ad uno ad uno, per consentir loro di “approfondire” meglio la propria identità affettiva e sessuale? Sarebbe stata l’occasione giusta per gli studenti e le loro famiglie di scoprire dei “versanti” che fino ad allora erano rimasti inespressi . D’altronde pare che oggi sia di gran “tendenza” avere “almeno” un figlio frocio in famiglia, se poi sono più di uno è veramente il massimo della vita.

Gigi Borotti

borotti@supereva.it

comitatoarticolo34 ha detto...

Sig. Borotti,
il fatto che, come dice lei, le uniche novità della ricerca provengano dall'estero, trova causa proprio nel fatto che in Italia, al contrario di quanto avviene in molti altri paesi, non vengono stanziati fondi sufficienti per fare ricerca.
Vorrei, poi, farle notare, che in molte di quelle "novità" cui lei fa riferimento, svolgono un ruolo di primissimo piano proprio dei ricercatori italiani.
Quanto al riferimento alle recenti vicende giudiziarie, il suo commento si risponde da solo, dal momento che è evidente come lei non conosca affatto la realtà di questa città (tanto da prendere a paramentro una vicenda che coinvolge quattro persone nessuna delle quali, peraltro, è di Perugia).

Anonimo ha detto...

Grande Gigi Borotti!
Sono d'accordo con molte (anche se non tutte) le cose che hai scritto... e alla fine sai che ti racconto? che la mia UNIVERSITA', medicina, è un covo di massoni, che poi sono tutti calabresi (senza nessuna offesa, anzi sono stati molto bravi, hanno fatto un sacco di cose con le varie amicizie che magari noi perugini non avremmo fatto mai!!!)
insomma... Medicina a Perugia...quando mi sono iscritto io c'era una sede (perugia) per 200 iscritti (numero chiuso)...dopo 6 anni sudatissimi,..aprono anche TERNI....il perchè non l'ha mai capito nessuno... gli iscritti sono sempre MASSIMO 200 tra pg e tr...(Anche oggi..sempre lo stesso numero) e allora? ....le aule e la struttura di perugia..seppure vecchia..a voglia ad ospitare 200 persone (pensa che avevamo almeno penso 15-20 aule diverse per le varie lezioni..) e poi chi mai si iscriverebbe a terni??? Perugia è bella e c'è gente in centro, c'è tutto ... e allora come facciamo ad aprire terni?? e per farlo dobbiamo avere almeno 20-30 studenti (oggi 50) che ci si vogliono trasferire.. e come si fa a farci iscrivere gli studenti??? FACILE...FACCIAMO che a terni gli esami si superano subito, che i prof sono disponibili e non stronzi..che si possono fare gli appelli quando ci pare..(noi a perugia avevamo 3 appelli/anno, a terni anche uno al mese) e infatti dopo poco TUTTI i somari a cambiare sede..,,un sacco di iscritti a perugia, che avevano casa a perugia, che vanno in treno un paio di volte a settimana a terni per qualche lezione e qualche esame (dove magari erano da soli il giorno dell'appello..con 3 prof di fronte) e in breve tempo tutti laureati i miei compagni (senza offesa) meno secchioni...TUTTI A TERNI!!!! .fattostà che chi si è fatto il culo x una vita e aveva tipo 17 esami fatti in più (cioè minimo 2-3 anni di studio) si è laureato nella stessa sessione di quelli che avevano 17 esami in meno 6 mesi prima...ma che si erano trasferiti a terni... che bello... sono contento x loro...il 18 politico? a terni 110 e lode politico... CAZZI NOSTRI ADESSO A FARCI CURARE!!! MA MICA C'HANNO COLPA LORO!!! e che io non avrei fatto lo stesso?? solo che avevo quasi finito... la colpa...o meglio la domanda è MA PERCHé APRIRE MEDICINA A TERNI???? ABBIAMO IDEA DI QUANTI MILIONI DI EURO pER PAGARE il DOPPIO dei prof, delle aule, della manutenzione, ecc ecc per metterci dentro 20-30 studenti..tantopiu' togliendoli da perugia????

insomma nella mia università ci vorrebbe veramente una PULIZIA TOTALE!!!

firmato:
edoardofarinelli@hotmail.it
uno che ama stare in pace ma certe cose lo mandano a bestia... e non è berlusconiano affatto ...ANZI!!!!
PS so venuto qui per fare un favore a grazia...ma mesa che non glie l'ho fatto!!

Anonimo ha detto...

Il sonno della ragione genera mostri... è proprio il caso di dirlo! E' vero gigi?!?
Premetto che alcune (pochissime) delle tue sparate potrebbero essere condovisibili, ma tutto crolla visto che sono scritte dal peggio fascista/xenofobo/macho/sessista che io abbia mai sentito... ma non ti vergogni? Sparare a zero su tutto e tutti "a gratise" è molto comodo e facile. Dopo aver letto l'infinita serie di cazzate che hai scritto (è stato veramente faticoso...) vorrei fare alcuni appunti:
1)Il maestro unico e i giochi con le fionde sono pericolosissimi visti i risultati che producono sulla salute mentale della gente (anche se tu c'hai messo sicuramente del tuo a livello genetico...)
2)Se passi a Perugia ti consiglio di evitare di intavolare un discorso del genere. A questa città i razzisti e i fascisti come te non è che piacciano molto. Ma come ti permetti di parlare così di una città che nemmeno conosci? Ma tu da dove cazzo vieni? Da Salò?
3)Pensi che la laurea serva solo a lavorare? Sei piccolo. L'istruzione è la base della democrazia e la cultura è il fondamento della vita comune di un popolo! E si vede! Visto che tu (fascista e antidemocratico) propagandi una visione che più individualista non si può!
4)FARE e TAGLIARE non sono sinonimi, controlla sul vocabolario

Un precario facinoroso

Anonimo ha detto...

Avete capito cosa ha fatto il Borotti (lo chiamo così, il Borotti, alla nordica, sennò poi si offende)?
Ha postato questo suo post allucinato e allucinante nei blog di mezza Italia dedicati alla riforma della scuola e dell'Università...beh, un capolavoro del genere andava clonato per non essere disperso...non credevo fosse possibile scrivere una tale quantità di letame tutto in una volta! Non mi va di perdere tempo per replicare ad una tale sconcezza: del resto uno che scrive in questo modo non è certo una persona disposta a dialogare o ad ascoltare le ragioni altrui. P.s.:
Chissà...forse un giorno, nei prossimi bei tempi futuri, un nipote omosessuale del buon Borotti si troverà a dover cercare lavoro in qualche aziendetta nordica in crisi, rilevata da un ricco imprenditore cinese, che di fronte alla richiesta del giovane in cerca di occupazione risponderà: mi dispiace, ma noi la gente omosessuale, e che per di più ha frequentato a scuola le classi "differenziali" non la vogliamo...
Un altro precario facinoroso

Anonimo ha detto...

DUe risposte:
1 Al sig. Borotti: la lunghezza del suo post è emblematica della logorroica inettitudine di chi non ha idee da esprimere, Lei è un fenomeno da baraccone!

2 Ad Edoardo Farinell vorrei spiegare che la sede di Terni è la diretta conseguenza di quella autonomia Universitaria proposta agli inizi degli anni 90 da Ruberti e contro la quale insorsero le prime occupazioni studentesche.
Nell'ottica della competizione tra atenei Perugia ha cercato di contrastare territorialmente Roma aprendole una sede più vicina. Ovviamente poi c'è stato un discorso di tipo politico e baronale che ha fatto scegliere medicina piuttosto che lettere o farmacia o scienze.Con questo non dico che lascelta di una sede di medicina a Terni mi trova d'accordo, anzi! Dico solo che è frutto di una competizione dissennata alla ricerca dello studente (o meglio della sua retta) a sguito di un progressivo disimpegno economico dello stato nei confronti delle istituzioni Universitarie e che è alla base degli attuali problemi. Le leggi di questo governo non combattono ma accentueranno queste problematiche, l'università ha bisogno di una riforma e non di tagli economici. Tagliando i fondi non moriranno i baroni (che sono i più potenti) moriranno i più deboli .... che nel nostro sistema sono spesso i più giovani, i precari ed i più produttivi

Saluti a tutti

cs santi@unipg.it

Anonimo ha detto...

Perugia
Venerdì 7 novembre ore 10:00

Mobilitazione Nazionale

partenza Stazione di Fontivegge

Partecipiamo numerosi!!!!!!